Venerdì 22 marzo, alle ore 21 nella Villa comunale di Teramo, la sacra rappresentazione della Via Crucis organizzata dalla diocesi di Teramo-Atri e presieduta dal vescovo mons. Lorenzo Leuzzi.
“La Via Crucis è un momento di riflessione e di preghiera, per scoprire l’evento della Pasqua e costruire insieme la civiltà dell’amore”, sono le parole di mons. Leuzzi, che aggiunge “L’esperienza della croce è la via per incoraggiare tutti a non avere paura del futuro e a promuovere una nuova cultura della pace”. Le meditazioni delle 14 stazioni sono state scritte e lette da rappresentanti delle parrocchie di Teramo e delle associazioni ecclesiali e di volontariato della diocesi, tra queste il CSI che ha schierato un tridente di sole donne: Alessandra Danese segretaria provinciale, Lorena Di Pasquale revisore dei conti e Federica Barbieri operatrice del settore eventi associativi. L’animazione musicale è stata cura della Cappella del duomo di Teramo, diretta da Maurizio Vaccarili, accompagnati a un quartetto d’archi e un clarinetto del Conservatorio musicale “G. Braga” di Teramo. In molti, tra i quali il presidente De Marcellis, hanno assistito in presenza alla celebrazione all’interno della villa, ai bordi del laghetto e con l’ausilio di due maxi schermi, o in diretta attraverso la proiezione all’interno della chiesa del Cuore Immacolato di Maria, su LAQTV (canale 12), sul canale YouTube Diocesi di Teramo-Atri o sulla pagina Facebook Chiesa di Teramo-Atri.
Ecco la meditazione pronunciata dalle esponenti del CSI: Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 24-25
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.
Gesù è stato da poco alleggerito dal peso della croce grazie all’aiuto di Simone di Cirene ed è stato appena ristorato e rinfrancato dalla Veronica che gli ha asciugato il volto.
Eppure cade un’altra volta, sperimenta che non c’è la fa più sotto il peso estremo della sofferenza umana.
Quante volte nella nostra vita facciamo l’esperienza di una caduta, di un fallimento e di un errore anche se ci eravamo preparati a lungo, allenati e sollevati da qualcuno che ci ha aiutato ed incoraggiato.
Questo sperimentare l’umana fragilità ed il proprio limite, è parte ineluttabile ed integrante di chi fa sport.
Gesù ci insegna che, quando siamo convinti della bontà e della necessità di portare a termine la nostra missione per una buona causa e per qualcun altro, anche noi possiamo rialzarci sempre e, indurendo il volto, fare della nostra esperienza nel mondo dello Sport, una vera e propria scuola di Vita per chi cade e non sa come rialzarsi.
